Vivere un anno a Parigi, quasi per caso o per colpa del destino, è l’occasione per visitare la parte forse più bella della Francia. Quella più vera, a tratti incontaminata e lontana anni luce da quella sponsorizzata dalle riviste patinate, che parlano di Parigi e dei suoi infiniti café! Allora si parte…destinazione Bretagna. I bretoni appunto, “gente strana”, alcuni parlano il bretone preferendolo al francese e già questo la dice lunga su quanto si possano sentire “antropizzati” al sistema francese. Tutto normale però, le loro origini sono pur sempre al di là della Manica. Questa è solo una delle cose che ci hanno fatto apprezzare in modo straordinario questo viaggio alla ricerca dei fari di Finistère, fino ad arrivare sull’isola di Ouessant (il punto più ad ovest di tutta la Francia).
Si parte da Parigi, Gare du Montparnasse, in direzione Brest. Il viaggio a bordo del TGV Atlantique scorre veloce lungo i binari delle ferrovie francesi. In meno di 4h si giunge a Brest, una città-porto di circa 140 mila abitanti. In città, tutto è legato al mare, dalla base navale allo splendido porto situato nella omonima Rada, ed è proprio da qui che partiremo alla scoperta dei nostri fari spingendoci fino all’isola di Ouessant.
A Brest conviene noleggiare una macchina, gli spostamenti in città sono anche comodi, ma per le nostre escursioni l’auto è la soluzione migliore. A circa 30 minuti dal centro si arriva al primo dei nostri fari, il phare du Petit Minou
bellissimo da raggiungere percorrendo un sentiero/ponte, da dove è possibile ammirare tutta la costa e la spiaggia di Minou. E se siete fortunati, a trovare un tempo poco clemente magari con pioggia e vento, come è capitato a noi, apprezzerete ancora di più questo suggestivo scorcio di Bretagna.
Arrivando nel tardo pomeriggio di venerdì si ha poco tempo per vedere altro, e di solito la cena non ha gli orari a cui noi italiani siamo abituati. Torniamo dunque a Brest intorno alle 20, dove ci attende una specialità del luogo, il Crabe (granchio) rigorosamente da consumare in un ristorantino del porto.
Sabato mattina la partenza dal porto di Brest è all’alba, la destinazione è Ouessant. Sarà la Companie Maritine Penn Ar Bed con il suo Fromveur II ad accompagnarci sulle isole di Molène e Ouessant.
I venti che si formano dalla costa, muovono le onde generando delle correnti che renderanno la nostra navigazione alquanto movimentata. Il traghetto segue la costa, alta e frastagliata e sulla sinistra riconosciamo Le phare du Petit Minou che segna l’ingresso o la fine della Rada di Brest. Ouessant come già detto, è la nostra destinazione finale, ma prima faremo tappa a Le Conquet. Un piccolo paesino di pescatori di circa 3000 abitanti. Sulla nostra sinistra Le Point de Saint Mathieu con il faro circondato dalle rovine di un’antica Abbazia.
Le Conquet per noi è solo una sosta, torneremo in serata, sarà infatti qui che passeremo la notte. Il porto di Le Conquet è un via vai di barchette di pescatori tutte colorate e allineate di fronte al porto. La sosta dura una buona mezz’ora e appena ripartiti lasciamo a sinistra la penisola di Kermorvan con il relativo faro.
Puntiamo dritti verso Ouessant, ma prima faremo tappa a Molène con le stesse modalità di Le Conquet ma con una sosta decisamente più breve, giusto per consentire la salita e la discesa di qualche passeggero. Il tratto di mare che separa Molène dalla nostra meta è forse quello più complicato da affrontare, le correnti sono sempre più forti e i sobbalzi del traghetto ci tengono svegli e attivi. Dopo un’ora di navigazione da Le Conquet inclusa la sosta a Molène, ecco Ouessant, l’ultimo lembo di terra che delimita di fatto l’ingresso nel Canale della Manica. Qua finisce la Francia, quella europea almeno. L’isola è abitata da falesie a strapiombo che spuntano ovunque, da magnifici fari e da circa 900 abitanti che sfidano il mare ed il vento forte, fortissimo. Il pontile di attracco prevede più livelli, così come lo sbarco dal traghetto è su più livelli. In funzione della marea si sceglie da quale ponte organizzare la discesa dei passeggeri dall’imbarcazione. Appena sbarcati, si può scegliere se noleggiare una bici oppure farsi portare dalla navetta al centro di Lampaul, da dove poi organizzare delle escursioni alla ricerca dei fari dell’isola e del museo. Sull’isola non esistono altre alternative, la circolazione delle auto (qualche decina non di più) è riservata solo ai residenti, così come ai soli residenti è riservata la circolazione di moto e scooter. Noi vista la bella giornata decidiamo di proseguire a piedi, abbiamo a disposizione circa sei ore nelle quali riusciremo a visitare buona parte dell’isola e il Musée Des Phares et Balises.
La passeggiata per le strade che portano ai fari di Ouessant, è fatta di stradine e sentieri che si snodano lungo la costa. Sono costantemente battute dal vento e sono di una bellezza disarmante, di un tempo che scorre lento e di un mondo ormai perso. Quello fatto di porte di casa socchiuse e chiavi lasciate nelle macchine appena più fuori.
Si arriva dopo un 1,30h di buona camminata sul promontorio da dove osservare il faro di Nividic e più in lontananza, in mare, il faro della Jument. Realizzato nel 1911 a largo dell’isola di Ouessant e che ancora oggi vibra quando viene “schiaffeggiato” dalle onde del mare. Bellissimo. Davanti a noi solo l’Atlantico e le coste del Canada e degli Stati Uniti.
La camminata prosegue verso est, lungo la costa e in lontananza ci si para davanti il faro di Creac’h, uno dei più potenti d’Europa. Il suo fascio di luce può raggiungere le 40 miglia dalla costa. Proprio sotto il faro è presente il piccolo Musée des Phares et Balises, dove vengono ripercorse le varie fasi delle costruzioni dei singoli fari e l’evoluzione dei sistemi di illuminazione e delle lenti di Fresnel.
Visitato il museo si torna verso Lampoul per prendere la navetta verso il porto, che ci porterà al traghetto su cui faremo ritorno a Brest, e poi da Brest, dopo aver ripreso la macchina torneremo a Le Conquet, questa volta via terra.
In auto ci dirigiamo dritti verso Le Conquet e dopo aver preso possesso dell’albergo, siamo già pronti a riuscire. Andiamo a vedere il promontorio fatto da falesie a strapiombo e minuscole spiagge mosse dal mare, dove a dominare il tutto il Phare de Pointe Saint-Mathieu fa’ bella mostra di sé.
Il faro sembra come vegliare sull’antica Abbazia ai sui piedi, ma lo spettacolo più grande deve ancora arrivare. Il tramonto da queste parti è spettacolare, ma è subito dopo che entrano in funzione loro, i Fari…con la loro luce magica sembrano come danzare sullo specchio di mare antistante. Uno spettacolo unico, che incuranti del vento, apprezziamo fino a tarda notte. La notte appunto, quella scandita in questo luogo, dove la Francia finisce, ti porta a fare un passo indietro. Le casette sono piccole, tutte curatissime e in perfetto stile Bretone, ma manca l’illuminazione esterna delle strade e non poteva essere altrimenti. Questo per noi non è un grosso problema avendo la macchina, ma è però da tenere in considerazione qualora si decidesse di organizzare qualche spostamento di sera a piedi o in bicicletta. La notte, illuminata dalla sola luce di qualche lampada rimasta accesa all’interno delle abitazioni è veramente suggestiva, sembra proprio un gran bel tuffo nel passato. Tutto sembra essersi fermato, e tutto sembra imporci di rallentare il tempo e fare qualche riflessione.
La notte passa veloce, e dopo una colazione abbondante, è tempo di visitare Le Conquet e la penisola del Kermorvan.
La prima è di una bellezza disarmante, fatta di gradini e viuzze di pietra che sembrano abbracciare il porto vecchio a forma di conca. Mentre la penisola di Kermorvan che termina con l’omonimo faro
alle sue spalle nasconde una splendida spiaggia: la Plage des Blancs Sablons. Una spiaggia molto suggestiva, che oltre ad assolvere la funzione di spiaggia vera e propria è il paradiso dei surfisti e di chi pratica il body board. La sabbia della spiaggia è durissima, così compatta che si fa fatica a definirla tale. Il consiglio migliore è di vederla al mattino, quando la marea bassa le rende pienamente giustizia e la sua estensione vi farà apprezzare questo tratto di sabbia bianca circondato da falesie.
Resta il tempo per un veloce pranzo e nel primo pomeriggio, si riparte verso Brest. Lasciata la macchina e saliti sul TGV Atlantique faremo ritorno nella capitale francese.
Lasciare tutto questo e tornare a casa sarà difficile ma le quasi 4 ore di viaggio, che pian piano ci accompagnano verso centri abitati sempre più grandi, ci aiuteranno a rendere meno traumatico il rientro in città, forse!
A presto per un altro viaggio-racconto!