La notte passa veloce nel tranquillo albergo di Selfoss, dopo aver fatto la nostra solita “colazione-pranzo” siamo pronti per la partenza in direzione di Vík í Mýrdal e delle sue spiagge nere. Il Sud dell’Islanda è forse la parte più visitata dell’isola, di sicuro quella più fotografata. Merito della Ring Road che percorre tutte queste bellezze, ma soprattutto merito della Natura, mai così generosa. Il trasferimento di oggi comporta qualche piccola operazione preliminare, nulla di particolare sia ben chiaro, ma allontanandosi così tanto dalla capitale (e dalla parte “urbanizzata”) è sempre bene farle. La prima di queste è l’immancabile colazione al sacco, preparata anche questa mattina in albergo. Operazione che abbiamo sempre fatto, senza però capire se fosse un’azione lecita o meno. Ma tant’è, questo ci ha sempre semplificato la giornata, con buona pace dei vari albergatori. Altra operazione da compiere assolutamente è il pieno alla macchina, i distributori vanno via via diradandosi allontanandosi da Reykjavík, restare poi nel bel mezzo del nulla più assoluto senza possibilità di rifornimento, non deve essere proprio il massimo. Infine, decidiamo di cambiare anche qualche euro in corone islandesi, per avere del contante, sempre utile in zone più remote. In realtà tutte le carte di pagamento sono accettate, ma fino ad ora non siamo riusciti a fare rifornimento al distributore automatico con nessuna delle nostre carte. Le abbiamo provate tutte, di credito, di debito e prepagate, ma nulla.
Chiaramente, e non poteva essere altrimenti, le Banche islandesi sono decisamente diverse dalle nostre, le cassiere (tutte donne) ti accolgono con un misto di stupore e simpatia, quasi come se fossi passato da loro a fare una chiacchierata o per un caffè. Gli “sportelli” sono senza coda, cambio turni mentre ti avvicini o urlacci vari. E poi, sono l’unico all’interno dell’istituto e quasi non so dove andare, tanto tutto è sovradimensionato. Certo, la domanda di cosa possa la popolazione islandese fare in una banca, o per estensione, di come questi possano essere impiegati quotidianamente, resterà per noi un mistero fitto.
Lasciamo Selfoss all’albeggiare islandese, e “notiziona” del giorno, dopo circa mezz’ora di cammino un timido sole appare all’orizzonte. Decidiamo di fermarci a bordo strada, per ammirare quello che per noi stava diventando quasi un incubo: il sorgere del sole appunto. Scambiamo due parole anche con altri viaggiatori fermi là, sorpresi e intenti ad ammirare tutto questo bagliore quasi quanto noi. Bello bello.
Durante il trasferimento la prima fermata sarà Seljalandsfoss, una cascata molto più piccola della più nota Skogafoss, ma assolutamente imperdibile.
Seljalandsfoss è una cascata da vivere, da toccare. Si può, con relativa tranquillità, scendere fin sotto alla linea di caduta, per poi girare dietro la cascata vera e propria. Uno spettacolo nello spettacolo. Con un piccolo inconveniente, le infinite gocce di acqua sospese nell’aria ci ridurranno a due veri e propri pulcini. Ma l’emozione che si prova da questa prospettiva è qualcosa di indescrivibile, da provare assolutamente. Quasi come la gioia dei sedili riscaldati della nostra auto, mai così ben volentieri usati a mo’ di asciugatrice.
Lasciamo Seljalandsfoss per Skogafoss, distante pochi km. La prospettiva cambia radicalmente. Alta ben 60 metri, mette quasi soggezione per quanto è maestosa. Rimarremo impressionati dal rumore dell’acqua che cade e dalla nuvola che si crea. Qua avvicinarsi, sembra quasi un atto di fede. Tuttavia per provare una visuale diversa, sulla destra c’è un sentiero (con qualche centinaia di scalini) che sale e offre una veduta che lascia senza fiato. Resteremo sulla piattaforma in acciaio realizzata accanto, ben più del necessario, rapiti da tutta questa potenza.
L’ultima tappa della giornata, non certo per importanza, è il promontorio di Dyrhólaey con il caratteristico faro di Vík í Mýrdal, il più antico dell’isola. Da qui è possibile ammirare le spiagge di sabbia nera, le colonne di basalto e i panorami mozzafiato che ci si presentano dinanzi. Tutto ciò è facilmente raggiungibile dalla Ring Road, con qualunque tipo di auto e attraverso una strada laterale, questa volta segnalata chiaramente. Ma prima di salire sul promontorio alto ben 115 m, c’è Reynisfjara, una spiaggia di sabbia scura unica al mondo. Distante circa 180 km da Reykjavík, è comodamente raggiungibile passando dal villaggio di Vík. Il panorama che si vede raggiungendo la spiaggia dalla strada è a dir poco mozzafiato, dalla nebbia emergono due maestosi faraglioni che dominano il mare. La leggenda racconta che i due faraglioni fossero due Troll, intenti a rubare una nave; la luce del sole li avrebbe sorpresi e, per punizione, li avrebbe trasformati in fredda pietra. Questa spiaggia riserva però anche alcune insidie: nonostante la sua straordinaria bellezza naturale, l’acqua è molto fredda, le onde si alzano in modo imprevedibile e la risacca è fortissima. Per questo motivo ai turisti è consigliato di non scendere troppo verso il mare, ma di rimanere al sicuro nella prima parte della spiaggia. Dove qualche cartello, ti ricorda che l’ospedale più vicino è a circa 200 km. Anche queste sono le magie di una terra unica.
Lasciata la spiaggia saliamo sul promontorio di Dyrhólaey. Le scogliere sono molto ripide e si alzano dal livello del mare, in alcuni punti, ad un massimo di 115 metri. Di fronte alla penisola del Dyrhólaey c’è il famoso e gigantesco arco naturale nero di lava sul mare. Háidrangur, è il nome del più alto dei faraglioni di Dyrhólaey e misura ben 56 metri di altezza. Il panorama dal promontorio di Dyrhólaey è davvero maestoso, con il ghiacciaio Mýrdalsjökull a nord, le colonne di lava nera del Reynisdrangar sul mare e ad ovest tutta la costa in direzione di Selfoss. E poi quel faro, da ogni angolazione lo si guardi, sembra sussurrarti qualcosa di unico. Emozione pura…!
Facciamo rientro in albergo, la giornata di oggi è stata forse la più intensa per i nostri occhi. Merito della natura sicuramente, ma anche del pallido sole che ci ha tenuto compagnia tutto il giorno e che ci ha fatto vedere il paesaggio con colori assolutamente straordinari.
A Vík, dormiremo in un Hotel fantastico, appena fuori dal centro abitato. Lo avevamo selezionato con cura e attenzione, perché all’esterno è dotato di una piscina di acqua solfurea oltre che di una sauna. In verità un po’ ovunque in Islanda esistono vasche termali, dove potersi rilassare in tranquillità. Questa però ci aveva colpito per la sua straordinaria essenzialità, e a dirla tutta, anche perché dalla stanza dell’albergo era comodissima da raggiungere direttamente in accappatoio. Fare poi un bagno caldo, con la temperatura esterna di qualche grado sottozero, è già di per sé un’esperienza impagabile. Farlo ai piedi del vulcano, che qualche tempo fa ha paralizzato i cieli di mezza Europa con la sua eruzione, è stato straordinario oltre che il giusto premio ad una giornata incredibile da tutti i punti di vista.
La notte sembra promettere bene per la tanto desiderata Aurora. Restiamo fuori per qualche ora nel nostro dopo cena, ma niente da fare, l’attesa non è ricambiata. Forse è giusto anche così, oggettivamente oggi sarebbe stato troppo.